La pagina del parroco

estate

Nel Vangelo della festa della santissima Trinità di quest’anno si parla di Gesù che comanda di andare e fare discepoli tutti i popoli e battezzarli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito. Non so bene perché e con che assonanza ad un certo punto mi è venuto alla mente tutto quel mondo di ragazzi e di giovani che tra qualche giorno comincerà l’avventura estiva recandosi sui monti con i gruppi, le parrocchie e le associazioni (sarà perché i discepoli si recano loro stessi sul monte!) Lì scopriranno che esiste una porzione del tempo della vita che può essere protetta da un sacco di altre cose. Mai avrebbero detto prima di partire che si poteva stare dei giorni senza la TV e le comodità di sempre. Faranno l’esperienza, antica e sempre nuova, della fraternità, della compagnia e dell’essenzialità. Soprattutto i più ‘coraggiosi’ si accorgeranno che si può tornare a casa con un volto nuovo, con lo sguardo incorniciato dalla bellezza, tipico di chi ha saputo scrutare gli altri e la creazione con gli occhi dell’anima. Si, caro amici, vi assicuro che non sto svolazzando sull’immenso campo del sentimentalismo e vi dico pure che alcuni di questi, tornando, riusciranno a fare la stessa esperienza vissuta dai discepoli inviati da Gesù: che lui cammina con loro. Intendete bene, ciò che voglio dire è questo: che i miracoli di cui sono testimoni i giovani durante questi giorni fan si che molti dentro il cuore si sentano un po’ missionari, anche se non lo diranno apertamente. E cosa fa il missionario se non incamminarsi per annunciare speranza? Non è questo il ruolo che ti porta a vincere la staticità per essere sano segno di contraddizione lì, dove vivi normalmente? Certo che bisogna osar chiedere, che si tratta di ‘installare’ il dischetto della logica di Dio, che bisogna avere un po’ il coraggio di non mettere da parte la croce. “Ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi…”; il discorso di Gesù è sempre molto chiaro, tu torni e magari rischi di non essere capito, ma non ti preoccupare, va avanti … non fermarti. Ho in mente in questo momento i genitori di un ragazzo che hanno chiesto un colloquio per poter capire cosa era successo al loro figliolo, che cosa aveva visto, cosa aveva vissuto, come mai era tornato così trasformato. Come anche la famiglia di Michele e Anna Maria, che ha voluto a tutti i costi andare là, dove erano stati i loro due figli, per poter vivere la stessa loro esperienza. Ecco cosa significa sentirsi dei mandati, spogliati di tutto ciò che è in più e che pesa per lasciar posto a sentimenti di pace e di fraternità, per far si che il cuore non debba più temere nulla ma solo caricarsi di quella gioia unica e riempitiva che i discepoli stessi hanno sperimentato e comunicato al loro ritorno a casa.

per pregare e meditare...

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