da S.Francesco in poi...
E allora si ricomincia. Proprio da S.Francesco. Per troppo tempo non ho aggiornato questa pagina e ho voluto aspettare questo giorno per ripartire. Lo faccio carico dei sentimenti che il Santo mi ha messo nel cuore e con la consapevolezza di cosa vuol dire cercare di mantenere fedeltà ad un impegno con tanti amici. Lo faccio pure avendo negli occhi e nell’animo la bella giornata di ieri, con la messa nel cortile di S.Francesco e la giornata di inizio con una consistente parte dei giovani dei nostri gruppi.
Parto pure dai concetti espressi ieri e che vogliono per me essere una bella parte programmatica in questo anno pastorale.
I discepoli chiedono a Gesù di far crescere la loro fede e lui dice che ne basta quanto la capocchia di uno spillo per far miracoli. Allora il problema non è quantitativo ma di libertà, di capacità a non porre resistenza a ciò che Dio desidera operare in te. Lascia gli ormeggi, togli le ancore e i pesi che ti inchiodano e vedrai cosa può fare la fede. Quanto tempo passiamo a chiedere a Dio ciò che lui ci ha già dato! Roba da pazzi, e solo perché spesso non abbiamo il coraggio di dirci che siamo proprio noi che non vogliamo abbandonare altre sicurezze, che non lasciamo “l’uomo vecchio” secondo la terminologia paolina.
Il cammino di consapevolezza della fede ci vedrà camminare molto, per poter seguire la ‘piccola via’ tracciata da molti santi e scoprire la strada dell’abbandono fiducioso nelle mani di Gesù.
Ecco poi il punto che tocca l’essenzialità, i beni, le ricchezze. Noi come chiesa dobbiamo arrivare ad essere segno di quel “non affannatevi … non potete servire Dio e la ricchezza … a ogni giorno basta la sua pena” che ci ricorda Matteo nel suo vangelo che non è ricerca della miseria, bensì di quella povertà che è ‘luogo’ teologico proprio perché è Gesù che si è fatto povero e ha richiesto questo ai suoi discepoli. E’ un problema, quando non è scandalo, il fatto che per mantenere le strutture si ricorre ai mezzi dell’odierna finanza, spesso perversa e che con i suoi meccanismi tiene soggiogati i più poveri. Dunque il desiderio è non solo di una Chiesa per i poveri, ma una Chiesa povera con i poveri, perché lo sguardo non sia dall’alto in basso ma paritario e di consolazione vicendevole.
Come è possibile tutto questo? Radicandoci nella Parola. Sono contento che un bel gruppetto abbia voglia di intraprendere questo cammino di lettura, spiegazione, contestualizzazione e condivisione della Parola di Dio. Sarà un bel segno per l’intera comunità. Certamente non facile, esigente, che richiederà pazienza e perseveranza ma che porterà frutti a tutti coloro che ‘vincono lo spirito di timidezza’ e camminano coscienti di essere amati da sempre.
Buon anno pastorale nel nome di Francesco d’Assisi, giullare di Dio e pazzo da ‘slegare’.
don Dario