La pagina del parroco

quaresima

La quaresima è un dono. Quaranta giorni e quaranta notti di cammino, di decantazione, di confronto e anche di tentazione e di combattimento per aiutarci a raggiungere il cuore incandescente della fede, cioè la morte e la resurrezione di Cristo. Mi capita però di sentire spesso che l’avvicinarsi di questo tempo, spesso non capito, metta un po’ di ansia, preoccupazione o fastidio in qualcuno. Eppure i Vangeli ci mostrano Gesù che tutto inizia con la sua presenza nel deserto, segno di un passaggio inesorabile, importante ed essenziale. Segno per noi, figli di questo tempo, per dirci il coraggio di capire che ci prepariamo ad un avvenimento decisivo e che si tratta, fin da subito, di prendere le distanze, eliminare ciò che ci appesantisce, accettare di fare delle pause per raggiungere un deserto interiore. Sta ad ognuno trovare il proprio deserto e il proprio digiuno. E mi sa che non c’è da andare molto lontano, l’importante è trovarlo e non sperare in qualche particolare ‘sconto’. Mi viene in mente il grido accorato che percorre il cuore e la mente dei discepoli quando Gesù, guardandoli gli domanda: “Volete andarvene anche voi?”. Anche lì nessun sconto, ed era già un po’ che erano insieme. La loro risposta allora diventa insieme supplica e invocazione, senso di smarrimento e fiducia filiale: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!”.

Da chi andremo?… Dio affascina perché non trattiene prepotentemente a sé, ma dopo che lo hai conosciuto fa dire a te stesso che non c’è altra soluzione se non vivere per e in Lui. Ma per arrivare a questo si tratta di passare proprio attraverso quel deserto che ti fa confrontare con la lotta che Gesù stesso sperimenta nel racconto delle tentazioni. È li che proviamo lo scandalo della nostra debolezza. Potremmo anche accorgerci che siamo affamati di tutt’altri pani piuttosto che della Parola di Dio. È li che potremmo accorgerci di essere tentati dalla sfiducia davanti al nostro peccato. Ed è anche lì però, in questo combattimento, che potremmo sperimentare una specie di incontro amoroso, di vicinanza, di benedizione. È il gran bisogno della Pasqua. Ma davvero per comprenderne il significato è necessario passare attraverso un lungo e impegnativo lavoro di preparazione.  Torniamo proprio al tema della lotta. Sappiamo che Dio segue le sue vie, che, come dice il profeta Isaia, non sono le nostre vie tanto che a volte  sembra addirittura “scaricare” tragicamente l’uomo.  Anni fa sotto le macerie di una casa di quello che fu il ghetto di Varsavia è stato ritrovato, nascosto in una bottiglia vuota, un testo sconvolgente. Un ebreo di 43 anni, in preda all’orrore si rivolge a Dio. Gli parla con rude schiettezza: “Hai fatto di tutto perché non credessi più in te, perché arrivassi a dubitare di te! Ma muoio esattamente come ho vissuto: in una fede incrollabile in te”. Più sopra confidava a chi avrebbe trovato il messaggio: “Credo nel Dio d’Israele, anche se ha fatto di tutto per distruggere la fede che ho in Lui”. E a Dio, in un grido di sofferenza straziante: “Sono le ultime parole che ti rivolgo …. non riuscirai a farmi cadere ….Benedetto sia in eterno il Dio …. che presto tornerà a mostrare il suo volto al mondo”. Si racconta anche che una sera un uomo anziano confidò al suo giovane nipote la storia di una battaglia che si combatteva all'interno del suo cuore: «Figlio mio, ciò che si combatte dentro di me è una battaglia fra due lupi: Il primo malvagio è pieno di invidia, collera, angoscia, rimorsi, avidità, arroganza, sensi di colpa, orgoglio, sentimenti d'inferiorità, menzogna, superiorità e egocentrismo. Il secondo buono è pieno di pace, amore, disponibilità, serenità bontà gentilezza benevolenza, simpatia generosità compassione verità e fede». Il bambino un po' disorientato pensò per un minuto e chiese: «Chi è colui che vince?». Il vecchio rispose semplicemente: «E' colui che nutro». Queste parole di lotta cosa possono insegnarci oggi? Quanto siamo radicati nella promessa di eternità di Dio? Una cosa è certa. Lui non vuole perderci e nella sua presenza – assenza farci capire che forse siamo oggi abbastanza inesorabilmente gli ultimi testimoni di un certo modo di essere cristiani. Coinvolti nelle grandi mutazioni delle società umane, come Chiesa, siamo destinati inevitabilmente a mutare il nostro volto per risentire il profumo di quella primavera evangelica di cui tutti abbiamo bisogno. Ma non senza passare dalla lotta … come dice S. Agostino:“Nessuno può conoscere se stesso se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere.”

 don Dario 

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