Detto fra noi...
A tre settimane dal mio ingresso in parrocchia, vorrei condividere con voi alcune prime riflessioni.
Ho trovato una parrocchia straordinariamente vivace. Il Duomo non è solo uno splendido monumento d’arte, ma anche e soprattutto una comunità viva, che crede nel Signore e testimonia la fede nella fraternità e nella carità. Vorrei ringraziare i tanti che si sono presentati e, senza prevenzioni, hanno manifestato la disponibilità a continuare nei loro servizi e a intraprenderne di nuovi. Ogni passaggio del testimone ha le sue difficoltà: si lascia ciò che si conosce, si interrompono rapporti costruiti nel tempo e rafforzati da esperienze condivise, si affrontano persone e volti sconosciuti… Venti giorni sono un soffio, eppure tanto io quanto don Giovanni ci sentiamo a casa in mezzo a voi. È stata molto bello incominciare passando dieci sere a San Carlo, in occasione dei tornei di beach volley e di bocce: erano almeno vent’anni che non prendevo una boccia in mano! Quanti persone, quanti incontri: non solo, come mi sarei aspettato, i giovani e i ragazzi, ma anche le famiglie, tutti allo stesso tavolo, davanti a un panino e a una birra. Posso dire con serenità che ci sono le basi per ripartire e per camminare insieme.
Non sediamoci sugli allori. Molte persone si danno da fare, ancora di più partecipano alle Messe domenicali. Teniamo, però, gli occhi ben aperti e i piedi per terra. La parrocchia non è fine a se stessa e l’essere cristiani non ci separa dal mondo né ci rende superiori agli altri: ci chiede, piuttosto, di farci carico dei tanti che sono lontani, che fanno fatica o che guardano alla Chiesa con scetticismo. Il Signore Gesù conta talmente su di noi da restare muto, fidandosi e affidandosi alle nostre parole, e da non muovere un dito, perché siano le nostre mani a far sperimentare a tutti la sua tenerezza. Potremmo dirci cristiani, se ci preoccupassimo solo di noi stessi, della nostra tranquillità e del nostro benessere? Nessuno vive per se stesso: o siamo missionari o non siamo.
Giovedì 11 ottobre inizierà l’anno della fede. È una straordinaria occasione, voluta dal papa Benedetto XVI perché ognuno rimetta al centro ciò che è essenziale: la fiducia radicale in Dio, ragione della nostra speranza e sorgente dell’amore. Ci impegneremo a riflettere e ad approfondire questi temi in ogni gruppo. È importante, però, che fin da ora ciascuno chieda a Dio nella preghiera la capacità di fidarsi di lui, di guardare cioè alla propria vita con la certezza che essa merita di essere vissuta e che compiere la sua volontà – anche quando facciamo fatica a capirla o accettarla sino in fondo – è l’unica cosa che alla fine conta.
Sosteniamoci reciprocamente nella preghiera.
don Mauro