La pagina del parroco

Una terra senza santi?

Capita che un personaggio del mondo dello sport o dello spettacolo, giovane e in piena attività, muoia improvvisamente. Non lo abbiamo conosciuto direttamente, probabilmente non l’abbiamo neppure incontrato di persona, ma il suo volto e la sua vicenda ci sono stati riproposti infinite volte. Ai suoi funerali, trasmessi dalla televisione in diretta, partecipa una folla immensa. Anche noi ci sentiamo coinvolti, come se fosse mancato uno di famiglia. Ben presto, intorno a lui si crea il mito: le immagini ce lo mostrano al culmine del successo, eternamente giovane, sorridente e felice.

I santi sono fatti di un’altra pasta: il paradiso se lo sono conquistati con una vita comune, lontano dai riflettori e dalle luci della ribalta. La loro non è una storia mitica. Forse è un po’ colpa nostra se non li conosciamo abbastanza. Se provassimo ad accostarli e a familiarizzarci, rimarremmo meravigliati dalla loro straordinaria normalità: ci assomigliano, perché hanno sperimentato, come noi, le fatiche di ogni giorno. Spesso sono stati tormentati da dubbi di fede. In genere non sono stati capiti, qualche volta neppure dai parenti più stessi: del resto, è successo anche a Gesù. A differenza di noi, però, hanno preso il Vangelo alla lettera e hanno capito che non si può essere cristiani smorti. La loro straordinaria normalità ci insegna che la santità è un percorso possibile, una “vocazione universale”, come dice il concilio Vaticano II. Non abbiamo bisogno di rifugiarci nei miti, per riempire una terra senza santi.

In questi giorni dedicati al loro ricordo, sentiamoli parte della nostra vita. Potremmo impegnarci a riscoprirne uno in particolare, leggendone la biografia o qualche scritto. Possiamo anche invocarlo con convinzione, perché ci stia accanto, ci sostenga nelle fatiche, ci aiuti a essere coraggiosi e perseveranti nelle prove della vita, di fronte alle sfide e alle tentazioni quotidiane.

Vicino a loro ci sono i nostri morti. Li ricordiamo in un giorno particolare, il 2 novembre, per serbarne la memoria durante tutto l’anno. Ciò che di vero e di bello abbiamo costruito insieme a loro, rimane. Quanto è stato segnato dal peccato e dall’incomprensione, ora è rimesso alla misericordia di Dio. I nostri morti ci aiutano a capire che il nostro destino non è abbandonato e che, al di là di ciò che vediamo e sperimentiamo, c’è l’abbraccio eterno del Padre.

 

don Mauro

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