Intercettare la realtÃ
Intercettare la realtà
Enzo Biemmi ha recentemente pubblicato un volumetto intitolato “Il secondo annuncio”. Si tratta di un’analisi equilibrata della situazione della catechesi e della trasmissione della fede nella realtà italiana. Biemmi, che è uno dei maggiori esperti di catechetica, non minimizza problemi e difficoltà, ma è sereno e realisticamente propositivo quanto al presente e al futuro. La sua tesi è che quasi sempre le nostre parrocchie siano chiamate a un “secondo annuncio”, cioè a proporre i contenuti della fede a persone che sono cristiane per abitudine o che si sono distanziate dalla Chiesa. Non sono una “tabula rasa”, perché – tutto sommato – sono cresciute in un contesto ancora cristiano e più o meno conoscono gli elementi fondamentali della religione; nello stesso tempo, hanno un vissuto che va preso in considerazione, lasciato esprimere e rielaborato.
A partire dalla convinzione che “la partita del secondo annuncio si decide sulla capacità di mostrare che il vangelo è una promessa di vita buona per le esperienze di vita della gente; in altri termini, sulla qualità educativa della fede”, Biemmi propone un esercizio interessante: incrociare le situazioni sperimentate dalle persone nella vita quotidiana con l’offerta formativa delle parrocchia. Si tratta, in altri termini, di partire dai momenti significativi della vita di ciascuno (la generazione, le fasi di passaggio dall’infanzia all’adolescenza e all’età adulta, le relazioni e i legami interpersonali, le passioni e gli affetti, i cambiamenti, i distacchi, le fragilità, i lutti...), per verificare se e come la parrocchia, con le sue molte proposte di formazione e di incontro, risponda a essi. Obiettivo del lavoro è costruire una mappa, che probabilmente sarà caratterizzata da pieni e vuoti. Ci sono, infatti, situazioni e momenti della vita a cui la parrocchia dà risposte adeguate e altri, forse ancor più significativi, di fronte ai quali è carente o muta.
Proporrò questo esercizio al consiglio pastorale. Credo sia utile, però, che ne siamo tutti a conoscenza. Può essere in parrocchia un modo stimolante per superare il rischio della ripetitività, per non piangerci addosso e per cercare di metterci a servizio della comunità a partire dalle sue esigenze effettive.
Don Mauro