Grazie, Benedetto!
Le dimissioni di un Papa sono un fatto inaudito, quasi inimmaginabile. Ciò spiega l’interesse e la curiosità suscitate dal passo compiuto l’11 febbraio scorso da Benedetto XVI non solo fra credenti e praticanti, ma nell’opinione pubblica in Italia e all’estero, con l’inevitabile corollario di congetture e illazioni sulle ragioni che l’avrebbero spinto a tale atto.
A ben vedere, la realtà è più semplice: Benedetto XVI è stato umile e coraggioso. Umile, perché ha accettato i propri limiti: non solo la fatica, legata all’età, di reggere un ritmo di lavoro estenuante, che impone lunghi viaggi, trasferte in ogni parte del mondo, continui discorsi e interventi pubblici, ma soprattutto il peso di decisioni che incidono sulle sorti di milioni e di milioni di fedeli e del quale un Papa deve portare da solo tutta la responsabilità. Coraggioso, perché ha saputo farsi da parte ora, mentre è ancora pienamente lucido e padrone di sé, mostrando totale distacco da un ruolo di immenso prestigio.
Joseph Ratzinger è probabilmente il più grande teologo cattolico vivente: ascoltando i suoi discorsi e leggendo i suoi scritti se ne apprezza il rigore del pensiero. Eppure, mi sembra che alla base di questa sua scelta ci sia un atteggiamento radicalmente evangelico. Facendosi da parte, ha confermato nei fatti di essere un “umile lavoratore nella vigna del Signore”, come lui stesso si era definito il 19 aprile 2005, giorno della sua elezione al sommo pontificato. Chi serve il Signore, sa di doversi fare piccolo, fin quasi a scomparire, perché rifulga la grandezza dell’unico Capo e Maestro. Alla fine della giornata, a lui non resta che dire: “Siamo semplicemente servi. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10).
Il gesto di Benedetto ci aiuta ad apprezzare ancora di più la bellezza della Chiesa, capace di andare in controtendenza in un mondo in cui chi detiene qualche spicchio di potere fa di tutto per tenerselo ben stretto. Nel libro “Gesù di Nazaret”, riferendosi ai tanti imperi che si sono succeduti nei duemila anni della storia del cristianesimo, egli ha scritto: “Il potere di Dio nel mondo è silenzioso, ma è il potere vero, duraturo. La causa di Dio sembra trovarsi continuamente come in agonia. Ma si dimostra sempre come ciò che veramente permane e salva. I regni del mondo sono tutti crollati. La loro gloria si è dimostrata apparenza. Ma la gloria di Cristo, la gloria umile e disposta a soffrire, la gloria del suo amore non è tramontata e non tramonta” (p. 68).
Grazie, Papa Benedetto, perché con la tua coerenza coraggiosa e umile ci fai sentire che la gloria di Cristo non tramonta. Con questi sentimenti, noi guardiamo al tuo successore e fin da ora preghiamo per lui. Siamo certi, infatti, che è lo Spirito Santo a guidare la Chiesa e che la barca di Pietro, nonostante le tempeste, prenderà il largo con rinnovata fiducia.