Dalla cenere al ramo verde
La quaresima è un tempo di preparazione alla Pasqua. Gli avvenimenti importanti si preparano: es. quanti preparativi per accogliere l’urna di don Bosco! I preparativi sono necessari, ma in vista di qualcosa di grande.
Così è la quaresima: ci prepariamo. E’ un impegno del singolo e della comunità.
E lo facciamo ogni anno. Perché? Per fare memoria, per ri-cordare, cioè per tenere ferma nel cuore l’essenza della nostra fede: Gesù che soffre, muore e risorge per noi!
La chiesa, nella sua sapienza e pedagogia, racchiude questo periodo di preparazione entro due segni: la cenere e il ramo verde (l’ulivo). Sono simboli.
La cenere non solo ci ricorda che siamo cenere, polvere, terra. Essa ci indica che lontano da Dio, senza Dio siamo niente, come la cenere che viene buttata via perché non serve più. La vita senza Dio non è nemmeno fumo, perché è spenta, morta come la cenere.
E poi c’è il ramo verde, vivo. Noi qui usiamo l’ulivo, in altri paesi no. Pensiamo alla simbologia biblica dell’ulivo.
Il tempo della quaresima è il tempo in cui sono chiamato come singolo e siamo chiamati come comunità a passare dalla cenere al ramo verde, cioè da una vita vuota, chiusa a Dio, prigioniera dell’egoismo e del non senso, al ramo verde, cioè alla vita con Dio, per Dio, come Dio.
Vista così, la quaresima non è un periodo brutto, faticoso che richiede sacrifici, rinunce, digiuno (lungo come una quaresima, si usa dire), ma è un tempo bello perché tutto ciò che ci avvicina a Dio porta luce, pace, gioia, vita. E’ dunque un tempo luminoso.
Inoltre la quaresima (40 giorni, numero simbolico che richiama 40 anni, l’età media di una persona nei tempi passati) dovrebbe durare tutta la vita, infatti tutta la vita è preparazione all’incontro definitivo con Dio in cui saremo immersi nel suo amore per sempre.
Come vivere questo tempo (che è la vita)? La chiesa ci indica tre strade: digiuno, preghiera, elemosina.
DIGIUNO: non consiste nel fare un po’ di cura dimagrante (forse ci farebbe anche bene!). Si tratta di prendere coscienza di ciò che non è indispensabile nella vita. Digiunare è infatti scoprire l’essenziale e lasciare ilo superfluo che non ci fa bene. Dobbiamo mangiare meno TV, internet, telefonate. Dobbiamo essere diversi in questa società omologata, dove si fa così perché tutti fanno così. Dobbiamo rinunciare agli affetti sbagliati nei confronti di persone o cose. Dobbiamo rinunciare ad emergere, al tornaconto personale, all’egoismo che si camuffa in tante forme. Questo è il digiuno serio per una vita bella.
PREGHIERA: quando si dice preghiera di solito pensiamo alle preghiere che dobbiamo dire, alle formule, alle celebrazioni, ecc., cose importanti senza dubbio. La preghiera però è soprattutto silenzio. E’ nel silenzio che Dio parla: “ Dio parla al cuore senza il rumore delle parole” (S. Bernadette). Preghiera è soprattutto ascolto e per questo è fondamentale il silenzio. Impariamo a fare silenzio per ascoltare il Signore. Perché non trovare nella giornata 10, 15 minuti per fare silenzio, magari davanti ad un’icona, un crocifisso o alla bibbia? Abbiamo bisogno di segni! Perché non leggere e meditare di più la parola di Dio? Lasciar parlare il Signore è il modo migliore di pregare.
ELEMOSINA: questo per noi è un termine riduttivo, quasi dispregiativo: dare qualcosa ad un povero spesso con fastidio. Elemosina è condividere: “Date in elemosina quello che c’è dentro” (Lc.11,41), condividere quello che si ha nel piatto, quello che si possiede. Non passi mai nella nostra mente l’interrogativo di Caino: “ Sono forse io il custode di mio fratello?”. Oppure il consiglio che gli apostoli hanno dato a Gesù quando la folla era affamata e stanca: “Congeda la folla”.
Nrell’esortazione apostolica di papa Francesco (Evangelii Gaudium) è impressionante quante volte egli parla dei poveri e non sono solo accenni. Il tema dei poveri e della povertà è uno dei più trattati. Conosciamo l’anima e la sensibilità di papa Francesco a questo proposito. E’ questione di amore, ma anche di fede. Un saggio sacerdote diceva: “ A pensare si può sbagliare, ma ad amare non si sbaglia mai”.
Per risvegliare la nostra sensibilità verso gli altri, specialmente verso chi fatica, la diocesi propone ogni anno la quaresima di fraternità. Siamo fratelli, dobbiamo darci una mano per star meglio tutti.
Perché tutto questo? Perché questo lungo cammino che deve durare il tempo della vita? Perché crediamo nella Pasqua che non è semplicemente una festa, ma è Gesù, Dio fatto uomo, che ha sofferto, è morto e risorto per noi.
Che cosa grande! Dio ci ama da morire! Dio ci ama a tal punto da volerci con sé dopo il nostro pellegrinaggio terreno. Non siamo dei condannati a morte, ma dei chiamati alla vita con Dio. Da sempre e per sempre siamo e saremo nei pensieri e nel cuore di Dio.
Sulla Pasqua si fonda l’ottimismo cristiano. Il cristiano è ottimista solo quando ha soldi, un lavoro sicuro, quando va tutto bene: salute, famiglia, affetti,ecc. Queste cose passano. Il cristiano vive la gioia pasquale e canta l’alleluia sempre perché è certo dell’amore di Dio. Felice come una Pasqua: è proprio vero!
Buona Quaresima!