La pagina del parroco

Beata Vergine delle Grazie

Sono quasi due anni che vivo in questa parrocchia ed è logico che l'inserimento nella comunità, ma anche nel tessuto sociale diventi sempre più una realtà: l'incontro con le persone, con le famiglie, le opportunità offerte dalle varie celebrazioni liturgiche: battesimi, matrimoni, funerali, prime comunioni, l'incontro con gli ammalati,  l'incontro con associazioni, movimenti, gruppi, ecc., tutto questo crea inevitabilmente una rete di rapporti, di conoscenze e in alcuni casi anche di amicizia.

Non mancano situazioni difficili che, se da un lato fanno soffrire, dall'altro offrono motivi di verifica e di purificazione.

In questo tempo molti di voi hanno potuto farsi un'idea del parroco non solo per “ sentito dire”, ma per esperienza diretta.

Ma non è sulla mia persona che voglio incentrare l'attenzione. Non  sarebbe giusto specialmente in questa occasione in cui la città di Chieri onora la sua Patrona, la beata Vergine delle Grazie.

Ho preso spunto dalla mia persona per dire che in questi due anni di permanenza a Chieri, grazie al ministero sacerdotale, ho potuto incontrare tante persone.

E devo dire che sempre, parlando con la gente, il riferimento alla Madonna delle Grazie è stato forte e vivo.

C'è chi ha celebrato il matrimonio nella cappella della Madonna delle Grazie, c'è chi è passato a chiedere aiuto in un momento di difficoltà della sua vita personale o familiare, c'è chi vive ormai di ricordi data l'età e l'impossibilità di muoversi da casa: sono persone che fisicamente non possono più venire in chiesa, ma rimane in loro un legame profondo, conservato nel tempo con fedeltà.

Ho sentito spesso dire da persone, anche non di Chieri, che passavano in chiesa: vado a salutare la “Mamma”,

Posso dire che la Madonna delle Grazie è nel cuore dei Chieresi e non solo ed è nel cuore anche di chi, per ragioni diverse, vive un po' ai margini della comunità cristiana.

In questo anno poi, in cui si è celebrato il bicentenario della nascita di don Bosco, numerosi pellegrini si sono fermati in questa cappella, non senza commozione.

Oso dire che, grazie a don Bosco, la Madonna delle Grazie di Chieri è conosciuta  in tante parti del mondo.

Considero quasi un miracolo che la cittadinanza e non solo la comunità cristiana, dopo secoli, continui a venerare la sua patrona e a celebrarne con solennità la festa. Oggi facilmente si perdono le tradizioni e si rischia di vivere senza storia.

Chieri mantiene fede al suo voto!

Mi sono chiesto: perché resiste questa bella devozione? Perché questa città si ferma per festeggiare la Madonna?

Anche se i tempi cambiano e molti problemi si risolvono grazie alle capacità e alla creatività del sapere umano, è pur vero che l'uomo si trova a vivere spesso da appestato e non sa come curarsi. Dietro una facciata discreta, c'è la peste della sofferenza, della malattia improvvisa, della fragilità dei legami più veri, l'incertezza del lavoro, il vuoto e la paura del domani che fa soffrire tante persone.

Chi viene a Chieri e passeggia in Via Vittorio Emanuele rimane positivamente colpito: ha l'impressione di trovarsi in un bel       salotto.

Ma basta andare un po' oltre, o sentire l'esperienza di chi è a contatto con la realtà, (penso all'ufficio casa del Comune, al Centro d'Ascolto, ai gruppi Vincenziani o di Volontariato) e subito si vede il rovescio della medaglia. La crisi non porta solo povertà, ma chiusura, diffidenza, paura, indifferenza…

Spesso si tratta di problemi materiali di difficile soluzione, ma il più delle volte sono  problemi di convivenza, di relazioni sbagliate, di intrighi strani, presenti anche nelle strutture pubbliche, che fanno soffrire. Chieri non è ancora stata coinvolta nell’accoglienza dei profughi che rischiano la vita nella speranza di un futuro migliore. Siamo preparati non solo con le strutture, ma col cuore a questa evenienza umanitaria?

Se Chieri celebra, dopo diversi secoli, la solennità della Madonna delle Grazie è perché sa di avere bisogno di un di più, come l'avevano capito i Chieresi nel 1630 quando si sono trovati decimati dalla peste e hanno avuto non il coraggio, ma l'umiltà di alzare lo sguardo e dire: Signore, abbiamo bisogno di te! Beata Vergine delle Grazie, abbiamo bisogno della tua protezione materna!

Che il Signore ci faccia dono anche oggi di alzare lo sguardo con profonda umiltà per riconoscere che per vivere meglio abbiamo bisogno della materna protezione di Maria.

Alzare lo sguardo e credere che non tutto dipende da noi è la grazia delle grazie!

 

Quest’anno porteremo in processione la statua della Madonna. Passerà tra le nostre case per ricordarci che come tutte le mamme non si dimentica dei suoi figli e più i suoi figli sono in difficoltà, o lontani, più lei si fa vicina, perché Mamma.

La statua della Madonna, secondo la recente tradizione, ogni 5 anni è portata in processione fuori dal duomo. E’ come se Maria dicesse ai Chieresi: “Non mi accontento di accogliere chi viene a visitarmi in chiesa; voglio scendere in mezzo a voi, camminare con voi e incontrare anche chi, per ragioni diverse, fa fatica a varcare la soglia della chiesa, perché il cuore di una mamma non fa preferenze tra i figli, ma li ama tutti in modo speciale.

Accompagnare Maria che passa tra le nostre case testimonia la fede nel Signore che nella Vergine e nei Santi (quest’anno ricordiamo i 500 anni della nascita di S. Filippo Neri, compratrono della nostra città) ci ha dato dei modelli di vita.

Nel nostro pellegrinaggio abbiamo dei riferimenti e, noi di Chieri, abbiamo Maria, la Beata Vergine delle Grazie, che ci indica la strada.

Onorare Maria, camminare con Maria, invocare Maria significa principalmente imparare da Lei a fidarci e abbandonarci al Signore.

Grazie a Lei ci sentiamo più famiglia e più uniti nella solidarietà.

Anche se abbiamo idee diverse, condizioni diverse, siamo però tutti povera gente. Tutti abbiamo bisogno di aiuto: l’aiuto che viene dall’alto.

don Domenico

per pregare e meditare...

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