Beata Vergine delle grazie
BEATA VERGINE DELLE GRAZIE - 2016
Prima della funzione della “Salve” c’è un incontro non casuale che merita di essere valorizzato: i sacerdoti escono dalla chiesa e vanno ad incontrare le autorità della città.
Questo “rito dell’incontro” è particolarmente significativo. E’ il cittadino che, al di là delle convinzioni religiose, delle idee politiche, della professione e della condizione sociale, desidera incontrarsi per il bene di tutti.
Tutti indistintamente abbiamo bisogno di condividere energie, forze, responsabilità, ruoli per rendere più serena la convivenza nella città.
Abbiamo bisogno l’uno dell’altro.
Come sarebbe bello se questo incontro, che rischia di essere solo simbolico, si prolungasse nel tempo!
Abbiamo bisogno di venirci incontro, di accorciare le distanze, di uscire dai nostri interessi particolari, spesso marchiati dal tornaconto personale, per andare verso l’altro, conservando i propri ruoli certamente, ma con spirito di comunione, di solidarietà e di misericordia.
Il sindaco deve fare il sindaco, il prete deve essere prete, ma ognuno deve mettere a servizio degli altri quello che ha e quello che è.
Come ogni incontro richiede di mettersi in cammino per andare verso l’altro, così l’incontro tra cittadini richiede un cammino, un uscire da sé per andare verso l’altro con spirito buono, con spirito umano.
Mi premeva mettere in risalto questo momento che forse non viene notato da molti, ma che, secondo me, non è solo simbolico, ma programmatico.
Chi viene a Chieri per la prima volta è ben impressionato da questa città. Lo sguardo d’insieme è positivo. Ed è così. Chieri ha tante cose belle frutto del lavoro, della tenacia, della fatica, del buon senso di tante generazioni e anche dell’impegno che molti chieresi portano avanti, spesso nel silenzio, per il bene della città.
I gruppi di volontariato sono tanti, c’è molta solidarietà. È possibile ancora vivere rapporti umani veri senza l’anonimato della grande città.
Ci sono dei giovani “ricchi dentro”, degli anziani che vivono il servizio fino al limite delle forze; delle famiglie che cercano con serietà il bene delle nuove generazioni.
Anche all’interno delle istituzioni, in genere, è presente quel rapporto umano che accorcia le distanze, dà speranza e crea fiducia.
Sarebbe tradire la verità non riconoscere la realtà bella della nostra città.
Verrebbe da dire: ma allora ha ancora senso il “rito dell’incontro” che viene solennizzato prima della Salve?
Credo proprio di sì, perché non finirà mai il bisogno di incontrarsi: è una necessità che si tramanda da generazioni ed è valida sempre. Ma è importante che questo rito diventi stile di vita per tutti, chieresi e non solo. Dobbiamo incontrarci, dobbiamo tenderci la mano, dobbiamo aiutarci reciprocamente per affrontare il problema del lavoro che fa soffrire non solo i giovani, ma molti adulti; il problema della casa sempre più grave, conseguenza del lavoro precario o inesistente; il problema dei giovani che spesso si sentono demotivati nell’ impegno, perché non hanno prospettive. Il problema delle famiglie che faticano o vanno in crisi per tante ragioni, con sofferenze grandi per adulti e figli.
Il problema dei poveri non solo di risorse e di mezzi.
Il problema di una società che vive la crisi e la riduce purtroppo solo a una questione monetaria, mentre la crisi è ben più profonda perché tocca i valori della vita, spesso dimenticati.
Il problema degli stranieri che non sono solo quelli che arrivano da paesi lontani, ma che coinvolge un po’ tutti: siamo tutti di passaggio, dei pellegrini.
Guardando la storia è impressionante vedere quanta gente straniera è approdata a Chieri. C’è chi si è fermato e chi ha ripreso il suo pellegrinaggio. C’è chi è venuto per combattere e distruggere e chi per costruire.
Il problema del terrorismo che crea paura, tensione, disagio, sofferenza e tante chiusure e che rischia di generare distacco e in alcuni casi odio.
Oggi la città è aperta a tante sfide che coinvolgono le famiglie gravate dalla fatica del quotidiano, ma anche le istituzioni che devono prendere decisioni importanti per il futuro. Le scelte ponderate comportano inevitabilmente tempi lunghi e tanta fatica, mentre i problemi richiedono interventi rapidi.
Lo stiamo vivendo in queste settimane dove la tragedia del terremoto ha risollevato problematiche vecchie, mai affrontate con serietà.
A livello religioso abbiamo diverse comunità vivaci. Chieri è davvero un’oasi fortunata per la presenza non solo di sacerdoti diocesani, ma anche di comunità religiose, ricche di storia, che continuano ad accompagnare il cammino di fede di tante persone.
La pratica religiosa ha ancora una percentuale discreta, ma la scristianizzazione cresce e in modo purtroppo costante: se ne rende conto chiunque ha a cuore un vero cammino di fede.
Quando contemplo il battistero antico di anni e memoria storica della fede di tante generazioni, mi chiedo: fino a quando questo luogo sacro sarà punto di riferimento per le famiglie della città che vogliono iniziare i loro figli all'incontro con il Signore Gesù?
I nostri monumenti religiosi, le nostre chiese sono ancora luogo di incontro per la preghiera della comunità cristiana o stanno diventando dei musei, belli da vedere, ma senz’anima?
Penso, per fare un esempio, al coro ligneo della parrocchia che è in restauro e che nei tempi passati era il luogo della preghiera per celebrare e lodare il Signore. Quando ritornerà ristrutturato sarà un tesoro da guardare, ma sicuramente non più il luogo visibile della preghiera!
Non voglio fare il pessimista: la chiesa è del Signore. E’ lui il padrone della messe. Il Signore, nella sua provvidenza, troverà le strade opportune per essere con noi e suscitare profeti anche oggi. Ne sono convinto. Ma noi abbiamo le nostre responsabilità e di queste dovremo un giorno rendere conto.
Mi auguro che la nostra città, cioè tutti, ci impegniamo a favorire l’incontro delle persone per essere di aiuto l’uno all’altro e per affrontare insieme, con l’aiuto del Signore e della Beata Vergine delle grazie, i problemi seri del nostro tempo, senza mai perdere la fiducia nella Provvidenza, con la consapevolezza umile che anche oggi, tutti, abbiamo bisogno dell'aiuto che viene dall'alto.