Famiglie

Perché siano una cosa sola

gennaio '13

Ogni anno, dal 18 al 25 gennaio, le chiese cristiane sono invitate a pregare affinché si realizzi concretamente il desiderio espresso da Gesù nell’ultima cena: “Padre, ti prego perché tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21).

Il tema di quest’anno riprende una frase del profeta Michea: “Quel che il Signore esige da noi” (6.6-8). Vissuto fra l’VIII e il VII secolo avanti Cristo, Michea critica aspramente coloro che approfittano della propria autorità (“spellate la gente, strappate la carne dalle ossa” 3,2); esorta il popolo a camminare in pellegrinaggio, sulle tracce del Signore (“Saliamo sul monte del Signore … Egli ci insegnerà quel che dobbiamo fare” 4,2); invita ad attendere la salvezza nella speranza, incentrata sul Messia, colui che porterà la pace. È come se Michea chiamasse tutte le nazioni a intraprendere il pellegrinaggio e a condividere la giustizia e la pace, senza le quali non si raggiunge la salvezza. Egli sa che la fede in Dio è inseparabile dalla ricerca della giustizia sociale. Con chiarezza, evidenzia da una parte l’inutilità di certe ritualità fini a se stesse, rese senza senso dalla mancanza di misericordia e di giustizia, dall’altra la necessità di vivere una dimensione religiosa che pone al centro la giustizia stessa: la volontà di Dio, “quello che Dio esige da noi”, è di camminare nel sentiero della giustizia e della pace .

Camminarecon Dio significa camminare nella radicalità della fede, solidali con coloro che lottano per la giustizia e la pace, condividendo la sofferenza di tutti, attraverso l’attenzione, la cura e il sostegno verso i bisognosi, i poveri e gli emarginati.

Camminarecon Dio significa camminare oltre le barriere, l’odio, il razzismo e il nazionalismo che dividono e danneggiano i membri della Chiesa di Cristo e con loro tutta l’umanità, come san Paolo afferma: “Con il battesimo, siete stati uniti a Cristo e siete stati rivestiti di Lui come di un abito nuovo. Non ha più alcuna importanza l’essere Ebreo o pagano, schiavo o libero, uomo o donna, perché uniti a Gesù Cristo, tutti voi siete diventati un solo uomo” (Gal 3, 28).

Camminarecon Dio significa camminare con ogni uomo, “icona di Dio”, e, incontrandolo nella strada, incontrare Cristo e, servendolo, servire Lui, che “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45).

Camminarecon Dio significa far incontrare la giustizia e la carità che ci conducono alla salvezza e alla vita eterna. Il monaco Efrem di Siro sottolinea: “Se amerai la pace trapasserai il grande mare della vita con serenità. Se amerai la giustizia troverai la vita eterna” .

Papa Giovanni Paolo II ha affermato che “qualsiasi espressione di pregiudizio, basata sulle caste, in relazione ai cristiani, è una contro-testimonianza dell’autentica solidarietà umana, una minaccia alla genuina spiritualità e un serio ostacolo alla missione di evangelizzazione della Chiesa”. Il Patriarca ecumenico Bartolomeo I ha dichiarato con fermezza: “Promuoviamo l’universalità della carità al posto dell’odio e dell’ipocrisia, promuoviamo l’universalità della comunione e della collaborazione al posto dell’antagonismo”.

La celebrazione di questa settimana di preghiera è un vero e forte segno di amore e di speranza e l’unità dei cristiani diventerà allora un dono dello Spirito Santo. La pace e l’unità sono piene solo se si fondano nella giustizia: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5, 6).

 

Enzo

 

Per il calendario delle iniziative promosse in diocesi in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, vai al sito www.diocesi.torino.it.

Lettera a Gesù Bambino

dicembre '12

Caro Gesù bambino, avrei tanti desideri personali e non, ma vorrei concentrarmi su uno.

Ogni volta che arriva l’Avvento mi inquieto perché sento di essere stanca di ripetere gli stessi riti, di nutrire le stesse speranze, e come me penso anche altri che non sono più tanto giovani.

Vado alla ricerca di parole che possano ridare vigore alla mia fede, che riscaldino il mio cuore, perché come sai, non c’è nulla di più pericoloso di un cuore indurito, di un’abitudine a convivere con te senza lasciarsi in nulla segnare e trasformare.

Quest’anno però sei partito proprio in modo diretto e così mi hai spinta a fare di questi giorni un percorso di accoglienza a te.

Nella prima domenica di Avvento mi hai proposto una pagina molto forte, mi hai invitata a stare attenta a me stessa, affinché il mio cuore non si appesantisca in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita (Lc 21, 34) e d’un tratto hai spazzato via la melassa dell’Avvento come periodo per diventare più buoni. Mi hai detto che dovevo riflettere sulle cose della mia vita che mi impediscono di accorgermi che tu, nascendo, mi inviti ad affidarmi a te, vuoi camminare con me per coinvolgermi in un nuovo modo di vivere, ti fai promessa di un senso più pieno della vita.

E mentre di giorno in giorno mi interrogavo su quali sono le seduzioni che appesantiscono inutilmente il mio cuore, e provavo a lasciarmi trasformare dalla tua offerta di amore  ogni volta che la quotidianità metteva alla prova la mia speranza, una mattina mi hai spronato con parole ricche di consolazione “…quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (Is 40, 31)! Ho capito che non parlavi delle mie gambe o del mio fiato, ma nuovamente del mio cuore, che se sposta il suo baricentro dal mio Io a Te, batte più forte, batte felice e non esita nella ricerca del bene.

Caro Gesù, sono sicura che solo Tu hai parole di vita eterna, che solo Tu puoi permettere al mio dolore o alle mie preoccupazioni di trasformarsi, a patto che io sia capace di affidarmi a te, e sento che non sono la sola ad aver bisogno di te come compagno.

Il regalo che ti chiedo, quindi è che noi che crediamo in te siamo capaci di accoglierti per poter versare un po’ della tua luce sulle inquietudini di questo tempo. Aiutaci ad uscire dai discorsi pessimistici e qualunquistici sulla crisi economica, per poter capire e far capire che nulla ci può turbare e spaventare perché tu puoi bastare, perché tu ci prometti che dalla croce nasce la vita.

Simonetta

Ci vogliamo bene, anche se non ci siamo scelte

novembre '12

Sabato 10 novembre alcuni di quanti partecipano ai Gruppi della Parola si sono recati presso il monastero domenicano Maria di Magdala, sulla collina sopra Moncalieri, per trascorrere un pomeriggio di riflessione e di preghiera.

“Ci vogliamo bene, nelle nostre relazioni vi è gioia, anche se non ci siamo scelte”: questo è il frutto tangibile di un cammino che ha visto dodici anni fa un gruppo di cinque monache di vita contemplativa formare una piccola comunità.

Le abbiamo incontrate, ci hanno parlato di loro e abbiamo trovato persone che concretamente, con lucidità e tenacia, hanno messo al centro della loro vita la conoscenza e l’amore per Colui che le ha chiamate. Ci hanno raccontato di come abbiano maturato la difficile scelta di sganciarsi dalla comunità madre in cui erano quarantacinque per dare vita a una comunità con al centro la passione per l’essere umano e per la Parola di Dio. Non ci è stata trasmessa facile poesia, né un’esperienza di fuga dal mondo, ma la volontà determinata di mettere tutte le proprie energie al servizio di un progetto di vita autentico.

Cosa ha messo in moto questo cammino? Una chiamata interiore, l’inquietudine che abita chi vuole trasformare il proprio ego e trasfigurarlo nell’amicizia con Dio, impegnandosi in una ricerca di pienezza di vita e di relazione autentica con i fratelli e le sorelle.

Le cinque monache praticano un rapporto dialogico con il Padre, al quale si rivolgono come compagne di viaggio: “Ci hai volute in questo cammino, ti sei impegnato anche tu, sostienici, non mollarci: “devi” stare con noi!”. Ci hanno detto di come siano mutate le relazioni tra di loro -diventate molto più strette -, di come abbiano superato incomprensioni e fraintendimenti e di come abbiano sperimentato la fecondità di una scelta che sposta l’accento dalla dimensione claustrale a quella contemplativa.

In questo modo la loro “frequentazione” di Dio si è trasformata in dono per noi tutti, generando uno “spazio ove Dio possa dimorare e diventare sorgente di vita per molti”,un porto aperto che accoglie chi desidera fare un percorso di accompagnamento spirituale o è semplicemente alla ricerca di silenzio per incontrare Qualcun altro.

La Parola studiata e meditata inquieta, trasforma, penetra al centro delle fibre e finisce per pervadere tutto l’essere e i momenti della giornata. “È bello ritrovarsi a tavola e sovente comunicare l’una l’altra le riflessioni, i movimenti del cuore che la Parola del giorno ha suscitato”.

Per amare, è necessario conoscere e frequentare. Valgono le stesse leggi per tutte le vocazioni: dopo l’innamoramento iniziale e la resa del cuore, si lavora duro per stare là dove siamo, dinamici, in progressione, nell’impegnativa gioia di conoscere, approfondire, affidarsi nella reciprocità.

È il cammino verso il monte, a cui anche noi siamo chiamati: un cammino che ricerca, anela l’incontro con Dio, fatto di quotidianità, impregnato di libertà, fondante il nostro essere creatura. Desideriamo essere come Tu ci vuoi per poter amare come Tu ami.

Ci siamo lasciati dopo la lectio divina con il cuore arricchito e con la bella sensazione di “aver toccato la vita”.

Gabriella

Per conoscere questa esperienza, visita il sito www.mariadimagdala.it

Appuntamenti Famiglie

Non ci sono appuntamenti salvati
Feed RSS NOI Cattolici Tesoro nel campo Facebook