Pensieri

Sogno una grande speranza.

novembre '11

Sogno una Chiesa che è Porta Santa, aperta, che accoglie tutti, piena di compassione e di comprensione per le pene e le sofferenze dell'umanità, tutta protesa a consolarla.

Sogno una Chiesa che è Parola, che mostra il libro del Vangelo ai quattro punti cardinali della terra, in un gesto di annuncio, di sottomissione alla Parola di Dio, come promessa dell'Alleanza eterna.

Sogno una Chiesa che è Pane, Eucaristia, che si lascia mangiare da tutti, affinché il mondo abbia la vita in abbondanza.
Sogno una Chiesa che è appassionata di quella unità che ha voluto Gesù.

Sogno una Chiesa che è in cammino, Popolo di Dio, che dietro al Papa che porta la croce, entra nel tempio di Dio e pregando e cantando va incontro a Cristo Risorto, speranza unica, incontro a Maria e a tutti i Santi.

Sogno una Chiesa che porta nel suo cuore il fuoco dello Spirito Santo, e dove c'è lo Spirito, c'è la libertà, c'è il dialogo sincero con il mondo; e specialmente con i giovani, con i poveri e con gli emarginati, c'è il discernimento dei segni dei nostri tempi.

Sogno una Chiesa che è testimone di speranza e di amore, con fatti concreti, come quando si vede il Papa abbracciare tutti...nella grazia di Gesù Cristo, nell'amore del Padre e nella comunione dello Spirito, vissuti nella preghiera e nell'umiltà.

(Paolo VI)

Seguire da povero un Dio povero.

novembre '11

Signore Gesù, come sarà presto povero colui che, amandoti

con tutto il suo cuore, non potrà sopportare di essere

più ricco del suo Beneamato!...

Signore Gesù, come sarà presto povero colui che, pensando

che tutto ciò che si fa a uno di questi piccoli, lo si fa a Te,

che tutto ciò che non si fa loro, non si fa a Te, solleverà tutte

le miserie che gli stanno vicino!...

Come sarà presto povero colui che accetterà con fede le tue parole:

"Se volete essere perfetti, vendete tutto ciò che possedete e datelo ai poveri".

"Beati i poveri, poiché chiunque avrà lasciato i suoi beni per me, riceverà quaggiù il centuplo e, in cielo, la vita eterna", e tante altre!

Mio Dio, non so come sia possibile, per certe anime,

vederti povero e rimanere tranquillamente ricche;

vedere se stesse tanto più grandi del loro Maestro, del loro Beneamato,

non volerti rassomigliare in tutto, per quanto dipende da loro,

e soprattutto nel tuo annichilimento.

Io voglio con tutto il cuore che ti amino, mio Dio,

però credo che al loro amore manchi qualcosa.

Comunque, per quel che mi riguarda, io non posso concepire

l'amore dissociato dal bisogno, dal bisogno imperioso di conformità,

di rassomiglianza, e soprattutto dal desiderio di condividere

tutte le pene, le difficoltà, le asprezze della vita.

Essere ricco, a mio agio, vivere comodamente dei miei beni,

quando Tu sei stato povero, sei vissuto in strettezze,

campando penosamente di un duro lavoro:

no, non me la sento, mio Dio, io non posso amare così.

Non conviene che il servo sia più grande del Maestro,

né che la sposa sia ricca mentre lo Sposo è povero,

quando è volontariamente povero soprattutto, e perfetto.

Non giudico nessuno, mio Dio, gli altri sono vostri servitori

e miei fratelli, e io non debbo che amarli,

far loro del bene e pregare per essi;

ma a me è impossibile comprendere l'amore

senza la ricerca della rassomiglianza

e senza il bisogno di condividere tutte le croci.

(Charles De Foucauld)

Invocazione e vocazione

novembre '11

Il desiderio è di migliorare l’impegno e allargare gli orizzonti. Ad anno di lavoro già avviato dopo l’estate, si fanno i primi conti e ci si chiede quali siano le motivazioni di fondo che possano sostenere il desiderio di ampliare l’incidenza di un servizio che va dalla riflessione sulla Parola all’essere capaci di sollevare ogni realtà dalle situazioni di bisogno e di grigiore.

Per il credente è spontaneo ricorrere all’«invocazione» come collegamento o abbandono a Chi può donare ogni aiuto e sostenere ogni prova. L’esperienza del servizio ai poveri ci suggerisce che a ogni «invocazione» corrisponde una «vocazione», cioè una presa di responsabilità di quanto, come «ritorno», lo Spirito può suggerire alle nostre coscienze.

È un’esperienza che si condivide anche con chi, non credente, sente profondo il richiamo della coscienza etica.

E allora si riprende il cammino per affrontare le contraddizioni di una scuola che esclude e seleziona, di un mondo del lavoro che privilegia il «nero» o la cassa integrazione, di un mondo della finanza che non investe ma sfrutta, di un mondo politico che si rimette alle armi per risolvere i conflitti in un mondo che aspetta invece pace e giustizia.

Anche alla comunità dei credenti tocca riscoprire la vocazione e mettersi in «missione», senza preoccuparsi troppo delle aiuole del proprio giardino, nella costante paura che qualche estraneo possa sciuparle, mantenendo invece l’accortezza che il recinto sia sempre aperto e che siamo ben attenti a condividere i fiori anche degli altri giardini.

Fabrizio Valletti S.J. - Gesuita della comunità di Scampia (Na)

© FCSF – Popoli, 1 novembre 2011

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