Pensieri
Amore, che mi formasti.
marzo '12
Amore, che mi formasti
a immagine dell'Iddio che non ha volto,
Amore che sì teneramente
mi ricomponesti dopo la rovina,
Amore, ecco, mi arrendo:
sarò il tuo splendore eterno.
Amore, che mi hai eletto fin dal giorno
che le tue mani plasmarono il corpo mio,
Amore, celato nell'umana carne,
ora simile a me interamente sei,
Amore ecco, mi arrendo:
sarò il tuo possesso eterno.
Amore, che al tuo giogo
anima e sensi, tutto m'hai piegato,
Amore, tu m'involi nel gorgo tuo,
il cuore mio non resiste più,
ecco, mi arrendo, Amore:
mia vita ormai eterna.
(David Maria Turoldo)
La vera preghiera.
marzo '12
La vera preghiera non è nella voce, ma nel cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri a dar forza alle nostre suppliche. Se invochiamo con la bocca la vita eterna, senza desiderarla dal profondo del cuore, il nostro grido è un silenzio. Se senza parlare, noi la desideriamo dal profondo del cuore, il nostro silenzio è un grido. (Sant'Agostino)
Ospitalità in guerra.
marzo '12
Un trentenne tedesco, Christofer, ha condiviso con noi tre mesi di questa penosa stagione. A Mar Musa ha conosciuto un giovane musulmano, il cui nome in arabo significa Bontà. E lui, al telefono, lo ha invitato in famiglia nel paesino che fornisce l’acqua alla capitale: «Vieni, è tutto tranquillo. Vita normale!».
Ecco il racconto di Christofer: «Grande la gioia del ritrovarci. Il mio amico mi porta in giro per il paese e poi usciamo dall’abitato. Sull’altro versante della montagna una grande bandiera con i colori della rivoluzione. Bontà è dell’avviso che sia meglio non attraversare la valle. Un’esplosione in un villaggio vicino ci sorprende. A sera veniamo a sapere che c’è stato un attentato. Le strade chiuse, nessun pulmino per Damasco! La famiglia di Bontà mi ospita per la notte dopo una buona cena. “Domani le strade riapriranno sicuramente!”.
Nella notte spari e grida di uomini che corrono nelle stradine del paese. Il combattimento si svolge davanti a casa. Tutti cercano di rassicurarmi. Sono il loro ospite e garantiranno la mia incolumità. A notte fonda una calma allucinata scende sulle abitazioni e ritroviamo un po’ di sonno. Al mattino presto mi svegliano le grida di “Allahu akbar”, “Dio è grande”, e ancora spari. I partigiani hanno preso possesso del paese: impossibile muoversi. Bontà e la sua famiglia sono sotto shock: desideravano mostrarmi la Siria di sempre ed è stato il contrario.
Pioviggina, i combattimenti cessano, saliamo sulla terrazza per guardare in strada. Quattro cadaveri sono trasportati da uomini in armi proprio qui sotto. Vedo per la prima volta in vita mia dei morti ammazzati. Mi colpiscono il pallore dei volti e gli abiti insanguinati. Uno pare un ragazzino. Disperazione, collera e nervosismo si scolpiscono sulle facce dei superstiti. I minareti ripetono “Allahu akbar” e gli uomini gridano la “Shahada” (“Non Dio se non Iddio”).
Più tardi Bontà si avventura a cercar pane. Torna senza pane e con cattive notizie. Pare che l’acquedotto di Damasco sia stato avvelenato… Cerchiamo di passare il tempo facendo finta di nulla. Finiamo col non credere a questa voce, cucinandoci della pasta e bevendo tè. Elettricità e telefono sono interrotti; poche le speranze di muoverci domani. Si teme il contrattacco dell’esercito.
Al mattino sembra tutto tranquillo. I ritratti del presidente non ci sono più; la macchina della polizia è in mano ai ragazzini. Un padre di famiglia amico è disponibile a condurmi fuori pericolo. Bontà mi accompagna, osservando preoccupato i pneumatici in fiamme lungo la strada e i diversi posti di blocco. Si sente responsabile del suo ospite e vuole rimanere con me fino a un luogo sicuro».
Paolo Dall'Oglio - Gesuita del monastero di Deir Mar Musa (Siria)
© FCSF – Popoli, 1 marzo 2012