Pensieri
IL VIAGGIO VERSO BETLEMME.
maggio '12
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 1-5)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
Riflessione:
Sellò l’asina e con la stoffa morbida, mi fece salire sollevandomi di peso e appogiandomi sopra la schiena della bestia. Fu il primo abbraccio delle nostre nozze. Partimmo che non era ancora giorno per evitare gli sguardi indiscreti. Il nostro partire aveva il sapore di una seconda fuga. Molti erano i carri in viaggio in quei giorni di inizio inverno, perchè le persone andavano ad iscriversi ai registri dell’impero. Si formavano code, le ruote si impantanavano, i campi erano bianchi, le strade nere di viandanti e fango. Respiravo a pieni polmoni per far sapere anche al bambino le sorprese del mondo. Scambio volentieri parole con altre donne nelle pause di viaggio. La gravidanza ha fatto crescere in me il gusto delle parole, per la loro importanza. Dev’essere il bambino che mi insegna, lui che si è impiantato in me con un annuncio, con le parole di una benedizione. Iosef temeva il censimento. È sgradito al Dio di Israele che ha voluto il nostro popolo numeroso come le stelle della notte e come la sabbia del mare. Quando il nostro re Davide tentò un censimento si scatenò la peggior epidemia. Brutale antica e sempre nuova tentazione degli imperi, controllare tutto, compresa la vita degli uomini e di Dio. In una deviazione per i campi ho visto una chiazza scura in mezzo alla neve, era di sangue. Iosef mi ha detto che la neve non si ferma sul sangue, non lo copre. “Terra non coprirai il mio sangue” gridò Iov. La nostra terra ha bevuto tanto sangue e doveva essere terra promessa. Promessa? Ci è stata tolta 1.000 volte da sotto i piedi, presa da chiunque, calpestata dai popoli del Nord e del Sud, di Oriente e di Occidente. E lungo la strada da Nazareth a Betlemme ho tirato su il respiro per sentire il mare. Abbiamo impiegato una settimana, dormendo come ospiti in locande affollate. Sembra che ogni ebreo in Israele abbia deciso di vivere lontano dal suo luogo di nascita. Ad ogni movimento il bambino si muoveva in grembo. Com’è Miriam tenere dentro il proprio corpo la vita di un altro? Cosa si sente? Siamo stati profughi e viandanti per settimane alla ricerca di un posto per essere accolti e tanti no ci hanno sbarrato la strada… Quanti rifiuti nella storia degli uomini. Uomini che negano asilo ad altri uomini. Porte fatte per aprirsi diventano sbarrate per paura degli altri… Alla fine il posto lo abbiamo trovato, scomodo ma almeno coperto insieme ad animali. (Erri de Luca, In Nome della Madre)
LA VISITAZIONE DI MARIA.
maggio '12
Dal Vangelo secondo Luca (1, 39-45)
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».
Riflessione: La visitazione è un mistero di incontro tra persone nell’obbedienza alla parola di Dio. Meditare su questo evento ci aiuta a cercare la volontà di Dio nelle relazioni e negli incontri quotidiani. La vita di ogni credente e uomo è intessuta di relazioni umane e divine. Divine sono le relazioni intrattenute con la Trinità e con Gesù (preghiere, eucaristia, liturgia delle ore, lectio divina). Umane, sono le relazioni in cui, pur se vissute davanti a Dio, prevale il rapporto da persona a persona (parrocchia, gruppi, lavoro, università, casa, strada, scuola). Quale rapporto tra relazioni umane e divine? Quali intrecci? Sono domande che vanno tenute presenti nella lettura della Parola di Dio. La relazione che si innesca tra Maria ed Elisabbetta è eloquente a riguardo poichè essa è innanzitutto una relazione costruttiva, che tende cioè a dar senso agli eventi della quotidianità, spesso banali, ripetitivi, talora pesanti, pungenti o logoranti. La relazione vissuta profondamente tra Maria ed Elisabetta è quella di una continua ricerca di senso, che rende straordinaria la quotidianità. Essa è inoltre una relazione consolante, che rivela la salvezza nascosta nelle pieghe più oscure del vivere quotidiano e mostra che in tutto c’è un senso e che quindi vale la pena di vivere ogni attimo, con le sue fatiche e difficoltà. Tale relazione è possibile se uno ha il cuore e il ventre riempito da Gesù. E il primo frutto dell’incarnazione altro non è, se non quello dell’incontro di senso tra due donne in cui si chiariscono i misteri delle loro vite. La relazione autentica e alla ricerca di senso è quella che cerca in ogni rapporto la volontà di Dio e non è mossa da altri fini. Essa comprende due elementi: da una parte il completo abbandono a Dio, e dall’altro l’abbandono completo agli altri, nel servizio e nella carità. Anche nelle relazioni umane dunque, perché esse portino frutto, il primato deve rimanere di Dio. Amare tutti in Dio e Dio in tutti è il fine della vita, diceva San Francesco di Sales. (Card. Carlo Maria Martini, Il Vangelo di Maria).
L’INCONTRO CON GIUSEPPE E IL SUO SOGNO
maggio '12
Dal Vangelo secondo Matteo (1, 19-24)
Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Glielo dissi il giorno stesso. Non potevo stare una notte con il segreto. Non trascorrerà il giorno intero sulla rottura della tua alleanza. Eravamo fidanzati. Nella nostra legge è come essere sposati, anche se non ancora nella stessa casa. Ed ecco che ero incinta. Il mio Josef, bello e compatto da baciarsi le dita, si stringeva le braccia contro il corpo, cercava di tenersi fermo, ripiegato con il mal di pancia. La notizia per lui era come una tromba d’aria che scoperchiava il tetto. Accusava il colpo nel ventre laddove io sentivo una spinta dal basso verso l’alto da aver voglia di mettermi a saltare. “Cos’altro ti ha detto?”, mi chiedeva a prova che gli uomini danno così tanta importanza alle parole. Per loro sembra che siano l’unica cosa che ha valore, ciò che conta. Il mio Iosef chiedeva altre parole per difendermi dal villaggio e dalla legge dei padri che prevedeva nel mio caso il ripudio e la lapidazione, causa l’adulterio. Mi sforzavo di ricordare qualcosa per consolare il suo dolore e smarrimento, mi importava di lui mortificato dalla rottura del nostro patto di unione. Non mi importava delle conseguenze, da un’ora all’altra io non appartenevo più alla legge. Provavo a ricordare ma mi veniva solo un allegria. Di fronte alla sua ansia io però restavo quieta e questo sorprese il mio Iosef. Questa quiete contagiò anche lui, lo rasserenò. Gli ricordai allora che altre donne d’Israele erano state madri sotto annuncio di un angelo. Sara di Abramo, poi la madre di Sansone, Anna. Ma loro erano mogli, non promesse spose! Eppure mio Iosef ci sono state donne nella storia di Israele che avevano avuto ragione contro la legge. Avevano agito con il loro corpo contro la legge e i comandamenti ed erano diventate madri di Israele. Tamar la cananea sposa due figli di Giuda che muoiono entrambi senza discendenza. Giuda loro padre le promette di consolarla ma non mantiene il patto, allora lei si traveste da prostituta e lui non riconoscendola giace con lei, lasciando in pegno un bastone e il laccio del sigillo in cambio di soldi che non aveva. Quando si sparge la voce che Tamar è incinta, Giuda che è il capo della comunità la accusa di adulterio. Ma Tamar esibisce i pegni e dice di essere incinta del proprietario. Giuda allora la riconosce e dice davanti alla comunità le parole più belle che un uomo piò dire: “È stata più giusta di me”. Tamar ha infranto la legge perchè aveva il diritto di essere madre. Con la tenerezza del suo sguardo mi annunciò che mi aveva creduto. Contro ogni evidenza si fidava di me, si affidava a me. Sulla sua faccia non si era mosso nemmeno un briciolo di dubbio, di sospetto. Quella stessa notte Iosef sognò. Un angelo che gli ordinava il necessario; al mattino radunò la sua famiglia e comunicò la sua decisione: sposava Miriam alla data prevista, anche se era incinta. Non ascoltò ragioni, di parenti ed amici. Fu uno scandalo. Il villaggio era contro di lui. “Si è fatto abbindolare dalla chiacchiere di quella lì”, gli dicevano. “Iosef è un ingenuo”. “Iosef non è un uomo”. “Iosef ha infranto la legge”. Sulla sua testa grondavano insulti e stava quasi per farsi lapidare al mio posto… Ma più forte della morte è l’amore e il misterioso progetto di Dio. (Erri De Luca, In Nome Della Madre).