Testimonianze dei martiri
marzo '11
Le 10 testimonianze lette durante la veglia per i cristiani perseguitati e martiri:
Si accingeva a scrivere su Facebook un messaggio di felicità per l’anno nuovo: “il 2010 è finito … con i ricordi più belli della mia vita … spero che il 2011 sia meglio … ho così tanti desideri per il 2011 … spero si realizzino … per favore Dio stammi vicino e fa che tutto si avveri”. Così Mariam Fekry, pochi minuti prima di avviarsi alla messa dell’ultimo dell’anno. Ed è stato l’ultimo per questa giovane cristiana copta di 22 anni, morta nell’attentato alla chiesa. Nella foto sorride e come prima frase del suo profilo scrive: “Il potere di Dio dentro di te è più grande delle pressioni intorno a te …”
Romel ogni mattina apre la vecchia serratura e spinge il pesante portone della chiesa di Maria Regina della pace. Dice: “Sento un gran dolore. Nulla potrà essere come era prima … Romel è l’ultimo cristiano rimasto ad Habbanija, 100 Km da Baghdad, anche le ultime 70 famiglie assiro-cristiane se ne sono andate. “Questa è la nostra storia. Qui dentro mi sembra di sentire i miei fratelli, la mia famiglia. Resterò”.
Monsignor Kaigama, vescovo di Jos, in Nigeria: “È la prima volta in vita mia che non celebro la messa di Natale insieme alla mia gente. Ho dovuto farlo da solo.” Era appena avvenuta la strage con 40 morti, in maggioranza cristiani. “Voglio dare un messaggio di speranza e di perdono. Il male si può vincere solo con il bene. È Gesù che ce lo ha insegnato, anche se ci assediano, ci colpiscono, incendiano le nostre case, ci uccidono”.
Tre giorni fa è stato ucciso il ministro Bhatti, unico membro cristiano del governo pachistano, paladino delle minoranze. Scriveva: “La mia battaglia continuerà, nonostante le difficoltà e le minacce che ho ricevuto. Il mio scopo è difendere i diritti fondamentali, la libertà religiosa e la vita stessa dei cristiani e delle altre minoranze religiose. Sono pronto ad ogni sacrificio per questa missione, che assolvo con lo spirito di un servo di Dio. Cercherò di testimoniare, nel mio impegno, la fede in Gesù Cristo.
Dal testamento di P. Christian, monaco ucciso in Algeria: Se mi capitasse un giorno, e potrebbe essere anche oggi, di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo paese. Che essi accettassero che l’unico Padrone di ogni vita non potrebbe essere estraneo a questa dipartita. Che sapessero associare questa morte a tante altre ugualmente violente, lasciate nell’indifferenza dell’anonimato. La mia vita non ha più valore di un’altra.
Da quando sono vedova ho deciso di dedicare più tempo all’istruzione delle giovani ragazze che sono sulla via della conversione. Per questo mio lavoro mi è stato chiesto di rinunciare alla religione cristiana, ed io ho detto no, non ci rinuncio! Ora sarò condannata alla pena della decapitazione. Ringrazio il Signore per la meravigliosa vita che mi ha donato sino ad oggi e che continuerà a donarmi nella sua eternità. (Agnese Cao-Guiying, catechista uccisa in Cina)
Kadamphul, moglie di Samuel Nayak, cristiano ucciso in Orissia, India testimonia: “Mio marito ora celebrerà le feste in comunione con Gesù, che ha sempre amato e al quale ha dedicato la sua vita. Per la festa chiedo solo che le persone incontrino il messaggio di salvezza che Cristo annuncia al mondo e imparino tutte a perdonare.
Don Andrea Santoro, sacerdote italiano ucciso in Turchia scriveva: “Resistere alla violenza, questa è pace! Signore, tutti crediamo in te, ma abbiamo fatto scorrere del sangue e tu ne soffri. Abbi pietà di noi. Signore i cristiani hanno fatto del male ai musulmani e i musulmani ai cristiani, perdonaci. I curdi ai turchi e i turchi ai curdi, perdonaci. Gli armeni ai curdi e i curdi agli armeni. Quanti morti ci sono stati: abbi pietà di noi.
Testimonianza di Monsignor Paulos Faraj Rahho, Arcivescovo caldeo di Mosul ucciso in Iraq: “La morte è una realtà “tremenda”, la più “tremenda” di ogni altra realtà ed ognuno di noi dovrà attraversarla: l’uomo, che dona la sua vita, se stesso e il suo essere e tutto ciò che possiede a Dio e all’altro, esprime così la profonda fede che ha in Dio e la sua fiducia in Lui. Il Padre eterno si prende cura di tutti e non fa mai male a nessuno, perché il Suo amore è infinito. La vita è consegnarci pienamente tra le mani di Dio; con la morte questo consegnarci diventa infinito nella vita eterna.
Concludiamo con il messaggio dei Vescovi al Sinodo per il Medioriente: “Noi crediamo in tutto quanto Dio ha rivelato, da quando ha chiamato Abramo,nostro padre comune nella fede. Crediamo nelle promesse e nell’alleanza che Dio ha affidato a lui. Noi crediamo che la Parola di Dio è eterna. È tempo di impegnarci insieme per una pace sincera, giusta e definitiva. Tutti noi siamo interpellati dalla Parola di Dio. Il ricorso alla religione deve portare ogni persona a vedere il volto di Dio nell’altro e a trattarlo secondo gli attributi di Dio e i suoi comandamenti, vale a dire secondo la bontà di Dio, la sua giustizia, la sua misericordia e il suo amore per noi.