La pagina del parroco

un nuovo vescovo

La festa della Chiesa locale quest’anno ha un sapore insolito, quelli che capitano solo ogni tanto. L’occasione è data dal fatto che un vescovo si ritira e un altro subentra. Non sono propriamente nuovo a questi cambi. Da quando sono entrato nella vita religiosa Monsignor Nosiglia sarà il quarto vescovo incontrato lungo il cammino. La formazione negli anni di Ballestrero, maestro delicato e indimenticabile, prima di tutto padre, capace di una profondità unica, vero trasmettitore delle ‘cose’ di Dio. L’ordinazione sacerdotale l’ho avuta poi dalle mani di Mons. Saldarini, con lui i primi anni di ministero e anche la nomina a parroco della Falchera. L’arrivo del Card. Poletto ha segnato questi ultimi 11 anni e i diversi passaggi di attività pastorale nella nostra diocesi: il sentire fortemente la crisi delle vocazioni, la diminuzione del clero, il lavoro nelle unità pastorali e quant’altro, tra cui il mio passaggio (febbraio 2004) a parroco qui al Duomo. Ora si continua con il nuovo vescovo Cesare Nosiglia. 

Dunque? Sarei troppo banale e sarebbe pericoloso scrivere sul vescovo che vorrei, perché lui giustamente potrebbe ribattere a me sul prete che vorrebbe … eppure, leggendo il vangelo di Giovanni (17,11-23) per la festività della Chiesa locale del 14 novembre mi sono venute in mente alcune cose che desidero condividere.

Gesù durante l’ultima cena ha fatto un lungo discorso ai discepoli, poi alza gli occhi al cielo e si rivolge al Padre con parole che sanno di profumo di tenerezza: “Padre, custodiscili nel tuo nome … perché siano una cosa sola … perché abbiano la pienezza della mia gioia …

Caro vescovo Cesare ti chiedo, da prete, di stare vicino ai preti. Custodiscili dando del tempo, perdendo tempo … e tutto il resto verrà da sé. Chiaro che sono importanti tutte le altre cose e che il vescovo è di tutti ma il prete deve sentire un calore diverso da chi, al di là degli anni, gli fa da padre. Non anteporre cerimoniali, istituzioni e parate  varie all’incontro, soprattutto informale, con i tuoi preti. Ti assicuro che questo bisogno è sempre più forte e nasce dalla necessità di vivere in pienezza e nella gioia. Non sono le fatiche che preoccupano (tutti continuano a dire che il clero torinese è un gran sgobbone) ma la paura di non essere supportati anche quando in piena sincerità si va un po’ oltre le righe della cosidetta prudenza. E allora, carissimo,anche tu non essere troppo prudente. Almeno di quella prudenza che sa esageratamente di diplomazia, puzza un po' e fa si che non ci si schieri mai. Se Gesù avesse seguito la linea di questa prudenza non avrebbe quasi detto e fatto nulla. Segui le vie della profezia, di quella libertà evangelica che ti porta a sorridere quando vedi che il seme del vangelo è gettato nei solchi della storia al di là delle modalità.

Richiamaci quando sbagliamo o non siamo coerenti, ma con la tenerezza del padre che abbraccia il figlio volendo il massimo del suo bene. Solo così, come dice Gesù nella sua preghiera potremo essere perfetti nell’unità e il mondo riconoscerà che Lui è quello che conta, ma pure che noi siamo stati amati dal Padre proprio come ha amato il Figlio, neanche una briciola di meno.

Ecco qui, consapevole ci sarebbero tante altre cose ma è importante sottolineare la volontà di dirti ”conta su di noi”. Tutto il resto ce lo diremo a voce, al più presto.

Un abbraccio , don Dario 

per pregare e meditare...

Per accedere alla pagina del materiale da scaricare:
premi qui
 
Feed RSS NOI Cattolici Tesoro nel campo Facebook