e vai con l'avvento ...
Inizia il nuovo anno liturgico, inizia l’avvento ed eccomi di nuovo qui, utilizzando l'articolo che ho già scritto per il nostro nuovo giornale, dato gratis dopo le messe e redatto in collaborazione con quello della diocesi. Che dire dunque? Intanto che è scontato che non basta camminare per essere dei pellegrini: ci vuole sempre una partenza e poi una meta. Ed eccoci allora a questa partenza, con un nuovo anno liturgico (buon anno a tutti!)
Proprio nella prima domenica d’avvento la preghiera iniziale della Messa (detta ‘colletta’, e che non c'entra nulla con la raccolta delle offerte) recita così: “O Dio nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli …” Ecco già intravista la meta davanti ai nostri occhi sostenuta pure da ciò che bisogna vivere e fare lungo il percorso. Si tratta di capire quale accoglienza ricevono queste parole. Il rischio è che si tratti di qualcosa di automatico, parecchio scontato, tanto il Natale arriva tutti gli anni e sembra che la ‘novità’ non esista più. Oppure che si cada nel tranello di pensare che sta arrivando un periodo estenuante dove oltre a tutto ciò che hai già da fare si aggiunge anche un periodo ancora più intenso.
Proviamo a pensare diversamente le cose, già per il fatto che noi stessi ogni anno non siamo più quelli dell’anno precedente, e proviamo ad inserire l’avvento nel suo giusto contesto. Siamo nella stagione più buia dell’anno e proprio qui si colloca un percorso che è come un raggio di luce che illumina la storia dell’uomo perché Dio garantisce la sua presenza. Arriva per noi mostrando il suo volto umano in Gesù. In realtà è già arrivato, una volta per tutte, ed è questo il motivo per cui l’avvento ha uno sguardo sul passato. Possiamo paragonarlo ad un deposito d’acqua in cui si va ad attingere per fare scorta così si comprende la fedeltà di Dio per noi, non ti fa mancare nulla. L'importante però è poi aprire gli occhi sulle modalità con cui oggi, in questo tempo, accogliamo il continuo ‘venire di Dio’. E' con la testimonianza di Giovanni Battista e di Maria che si riaprono le speranze per ognuno di noi e ri-impariamo ad orientare le nostre attese. Perché non siano più attese snervanti o mal sopportate ma bensì perché si scopra che pur attendendo ciò che è già presente arriviamo a fare esperienza che l’avvento deve mettere in noi il fremito che solleva ogni promessa rendendoci conto che spesso non siamo in grado di riconoscere ciò che abbiamo già ricevuto e dunque abbiamo sempre bisogno di riscoprirlo. Ecco perché il Signore continua a venire per noi, per farci capaci di disponibilità. Possiamo chiederci se c’è allora una virtù da coltivare per vivere bene tutto questo. Personalmente credo sia quella dell’attenzione, intesa come serena capacità di vigilanza. Per non passare a tutta velocità accanto alle persone, alle cose e alla Parola di Dio. Solo essendo ‘attenti’ci accorgiamo che può capitare qualcosa di nuovo: che Dio ha già superato le nostre stesse attese.
buon cammino, don Dario